L’OMS riconosce ufficialmente la sindrome da burn-out
Durante i lavori in corso a Ginevra della World Health Assembly l’Organizzazione mondiale della sanità ha approvato la revisione delle “International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems” (ICD-11) che entrerà in vigore il 01/01/2022.
L’ICD definisce e classifica la totalità delle malattie, sindromi, infortuni e quant’altro abbia a che fare con le condizioni di salute. Nella revisione dell’ICD-11 il burn-out è definite come una sindrome risultante da stress lavoro-correlato cronico che non è stato gestito correttamente.
E’ caratterizzato da tre dimensioni :
- Sensazione di perdita o esaurimento di energie
- aumento dell’isolamento/distanza dal proprio compito lavorativo o sensazioni di negatività e cinicismo legati al lavoro
- diminuzione dell’efficacia professionale
Esaurimento. E’ la prima reazione allo stress correlato al lavoro o da cambiamenti significativi. Quando una persona sente di aver oltrepassato il limite massimo sia a livello emozionale sia fisico: si sente prosciugata, incapace di rilassarsi e di recuperare, manca energia per affrontare nuovi progetti, nuove persone, nuove sfide.
Cinismo. un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che incontra sul lavoro, diminuisce sino a ridurre al minimo o ad azzerare il proprio coinvolgimento emotivo nel lavoro e può abbandonare persino i propri ideali/valori. Un atteggiamento così negativo può compromettere seriamente il benessere di una persona, il suo equilibrio psico-fisico e la sua capacità di lavorare.
Inefficienza. cresce la sensazione di inadeguatezza, qualsiasi progetto nuovo viene vissuto come opprimente. Si ha l’impressione che il mondo trami contro ogni tentativo di fare progressi, e quel poco che si riesce a realizzare, appare insignificante, si perde la fiducia nelle proprie capacità e in sé stessi.
Il burn-out si riferisce specificatamente a fenomeni nel contesto lavorativo e non deve essere applicato al di fuori di esso.
Burn out le origini
E’ apparso la prima volta nel mondo dello sport, nel 1930, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati e/o mantenere quelli acquisiti. Il burn out è quella condizione in cui svolgere un’attività sportiva impegna ad un punto tale corpo, mente e spirito che la persona, superata una certa soglia, “scoppia” con conseguente stato di esaurimento psicofisico ed emozionale.
Soltanto negli anni ’70 negli Stati Uniti si è incominciato a parlare di burnout in riferimento a una sindrome tipica delle helpingh professions come:
- Infermieri
- Medici
- Insegnanti / Operatori per l’infanzia
- Assistenti sociali
- Poliziotti
- Vigili del fuoco
- Psichiatri
Lo stress correlato al lavoro e il burn-out
Sulla base dell’Accordo Quadro Europeo sullo stress nei luoghi di lavoro, lo stress è definito come:
“uno stato che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti” (Accordo Quadro Europeo sullo Stress nei luoghi di lavoro – 8 ottobre 2004).
A corollario di questa definizione, si afferma che l’individuo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, e tali pressioni possono essere considerate positive.
Tuttavia, di fronte ad un’esposizione prolungata a forti pressioni, egli può avvertire grosse difficoltà di reazione: lo stress si manifesta, infatti, con sintomi fisici, psichici o sociali legati proprio all’incapacità delle persone di colmare uno scarto tra i loro bisogni e le loro aspettative e la loro attività lavorativa. Inoltre va sottolineato che persone diverse possono reagire in modo diverso a situazioni simili e una stessa persona può, in momenti diversi della propria vita, reagire in maniera diversa a situazioni simili.
Lo stress non è dunque una malattia, ma un’esposizione prolungata a diversi fattori stressogeni che possono ridurre l’efficienza sul lavoro e causare problemi di salute. E’ opportuno ricordare che lo stress può essere indotto da fattori esterni all’ambiente di lavoro e dunque non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro sono necessariamente correlate al lavoro stesso. Anche il burnout, il mobbing e la violenza nei luoghi di lavoro sono da considerare altre possibili espressioni del rischio psicosociale; esse presentano caratteristiche specifiche, seppure il processo di stress costituisca per tutte una matrice comune.
L’articolo 17 del Decreto Legislativo 81/08 e s.m.i sottolinea che “il datore di lavoro non può delegare la valutazione di alcun rischio con la seguente elaborazione del documento previsto dall’articolo 28”. L’articolo 28 specifica che la valutazione “deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’Accordo Quadro Europeo dell’8 ottobre 2004”.
Cosa deve fare il datore di lavoro
L’Accordo Quadro Europeo sullo stress nei luoghi di lavoro, così come recepito in Italia dall’Accordo Interconfederale dice che “Secondo la direttiva-quadro 89/391, tutti i datori di lavoro hanno l’obbligo giuridico di tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro dei lavoratori. Questo dovere si applica anche in presenza di problemi di stress-lavoro correlato in quanto essi incidano su un fattore di rischio lavorativo rilevante ai fini della tutela della salute e della sicurezza. Tutti i lavoratori hanno un generale dovere di rispettare le misure di protezione determinate dal datore di lavoro”.
Il punto di inizio di questo processo deve essere la valutazione dei rischi, supportata dalla formazione e l’informazione dei lavoratori e il coinvolgimento di tutti gli attori della sicurezza (lavoratori, SPP, Medico competente…). Infine, devono essere definite misure di prevenzione e miglioramento atte a ridurre e gestire il rischio stress correlato al lavoro per evitare alterazioni negative, come appunto il burn-out.
Nord Pas è a disposizione per supportare il datore di lavoro in questo processo consapevole che lo stress lavoro correlato è un costo sia per le aziende sia per la collettività. Per questa valutazione specifica Nord Pas ha stretto una collaborazione con Eupragma che ha portato allo sviluppo del progetto Eustress Management.