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Su un pianeta sempre più caldo, aumentano rischi e costi per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

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E’ stato pubblicato il 01 luglio dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), un rapporto di ricerca sul tema dell’impatto dello stress da calore sulla produttività e il lavoro dignitoso. Il documento affronta in maniera dettagliata gli effetti dell’aumento della temperatura globale (il cosiddetto global warming) sul mercato del lavoro sia in termini di salute e sicurezza sia in termini economici.global warming

Le proiezioni basate su un aumento della temperatura globale di 1,5 ° C entro la fine di questo secolo suggeriscono che nel 2030, il 2,2% del totale delle ore di lavoro in tutto il mondo andrà perso a causa di temperature più elevate, una perdita equivalente a 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Questo è equivalente alle perdite economiche globali di $ 2.400 miliardi di dollari. Inoltre, il rapporto avverte che si tratta di una stima prudente perché presuppone che l’aumento della temperatura media globale non supererà 1,5 ° C. Assume, inoltre, che il lavoro in agricoltura e nell’edilizia – due dei settori più colpiti dallo stress da calore – avvenga all’ombra.

Il rischio stress termico

L’articolo 17 del Decreto Legislativo 81/08 impone che al datore di lavoro la valutazione dei rischi e la conseguente elaborazione del Documento di valutazione dei rischi che deve riguardare “tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari…” così come previsto dall’articolo 28.

Anche lo stress termico deve essere riconosciuto tra questi rischi: esso si riferisce a calore superiore a quello che il corpo può tollerare senza subire menomazioni fisiologiche. Nel caso di temperature positive, lo stress termico si verifica quando la colonnina di mercurio supera i 35 ° C, in alta umidità. L’eccesso di calore durante il lavoro è un rischio per la salute sul lavoro poiché limita le funzioni e le capacità fisiche dei lavoratori, la capacità di lavoro e, conseguentemente anche la produttività. In casi estremi può portare al colpo di calore, che può essere fatale.

Secondo il rapporto ILO, il settore che dovrebbe essere maggiormente colpito, a livello globale, è l’agricoltura che vedrà perdere il 60% delle ore di lavoro globali a causa dello stress da calore entro il 2030. Anche il settore delle costruzioni subirà un forte impatto, con il 19% stimato delle ore di lavoro globali perse entro la stessa data. Altri settori particolarmente a rischio sono beni e servizi ambientali, raccolta rifiuti, emergenza, lavori di riparazione, trasporti, turismo, sport e alcune forme di lavoro industriale.

Come affrontare questo rischio

L’impatto dello stress da calore sulla produttività del lavoro è una seria conseguenza dei cambiamenti climatici, che si aggiunge ad altri impatti negativi come il cambiamento dei modelli di pioggia, l’innalzamento del livello del mare e la perdita di biodiversità“, ha detto Catherine Saget, Capo Unità del Dipartimento di Ricerca dell’ILO e uno dei principali autori del rapporto sopraccitato. “Oltre ai massicci costi economici dello stress da calore, possiamo aspettarci di vedere più disuguaglianze tra paesi a basso e alto reddito e peggioramento delle condizioni di lavoro per i più vulnerabili, così come lo spostamento di persone. Per adattarsi a questa nuova realtà sono urgentemente necessarie misure appropriate da parte di governi, datori di lavoro e lavoratori, incentrate sulla protezione dei più vulnerabili.”

La relazione richiede maggiori sforzi per progettare, finanziare e attuare politiche nazionali per affrontare i rischi di stress da calore e proteggere i lavoratori. Questi includono infrastrutture adeguate e sistemi di allarme rapido migliorati per gli eventi di calore e una migliore attuazione delle norme internazionali sul lavoro, come nel campo della sicurezza e della salute sul lavoro, per aiutare a progettare politiche per affrontare i rischi legati al calore.

I datori di lavoro e i lavoratori sono nella posizione migliore per valutare i rischi e intraprendere azioni appropriate sul posto di lavoro in modo che i lavoratori possano far fronte alle alte temperature e continuare a svolgere il proprio lavoro. Il dialogo sociale può svolgere un ruolo cruciale nel raggiungimento del consenso sui metodi di lavoro interni ed esterni, adattando orari di lavoro, codici di abbigliamento e attrezzature, utilizzo di nuove tecnologie, ombra e pause di riposo.

Un esempio virtuoso nel pordenonese

Tutte le indicazioni sopraddette sono state già messe in campo nel territorio dove Nord Pas ha sede. In particolare è stato siglato proprio in questi giorni dall’ Unione degli Industriali e C.G.I.L., C.I.S.L e U.I.L. un Accordo Territoriale che indica alle Imprese del territorio delle linee guida per attenuare i disagi conseguenti alla calura, per i lavoratori.  L’Accordo, come indicato nel sito di Unindustria Pordenone, “Si pone come primo esempio di intesa sindacale territoriale che assume la consapevolezza del cambiamento climatico e delle particolari repentine situazioni che si possono creare anche in periodi considerati comunemente “fuori stagione” e della conseguente necessità di un approccio sistematico al problema“.

Di centrale importanza sono tutti gli attori della sicurezza in azienda: il Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale che deve supportare il datore di lavoro nell’effettuare una valutazione sulle variazioni del microclima e il Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza  che si occuperà di collaborare alla valutazione e cooperare alle misure di prevenzione e protezione. Tutte queste figure posso eseguire audit specifici per rilevare le condizioni di lavoro dei lavoratori ed utilizzare l’App M.A.Ma per raccogliere direttamente i dati sul campo e mostrarli alla direzione sottoforma di grafici e report con il modulo di “Audit e Checklist” di Q-81 HSE WEB APP.

L’Accordo esemplifica alcune delle misure che potranno essere messe in campo per contrastare i disagi derivati dalla calura:

  • la distribuzione gratuita, o a prezzo controllato,  di bottigliette d’acqua dai distributori automatici
  • l’erogazione d’acqua dai sistemi di somministrazione automatica
  • la messa disposizione di frutta e/o integratori tramite fornitura da parte di addetti aziendali (es. capi-turno)
  • l’installazione di grandi sistemi portatili di abbattimento di temperature
  • l’assegnazione di ventilatori in prossimità delle postazioni di lavoro per aumentare il giro d’aria
  • la determinazione, tramite accordo aziendale, tenuto conto della tipologia delle attività e delle compatibilità tecnico organizzative, di pause aggiuntive.

rischio caldo colpo di calore

Un paragrafo in particolare è dedicato alle misure di formazione e informazione. Le imprese potranno emanare indicazioni di comportamento (vestiario, alimentazione, bevande…) di natura specifica da osservare durante l’orario di lavoro e/o di adozione generale, durante le giornate particolarmente calde coerenti con l’obiettivo di creare condizioni soggettive di maggior capacità di reazione alla particolare condizione climatica. Uno strumento efficace per diffondere queste buone prassi possono certamente essere le Multi Media Procedure (M.M.Pro) poiché sono uno strumento comunicativo innovativo ed efficace.